Si deve saper osare per afferrare il momento propizio [Kairos]

Superare Kronos e le sue dimensioni di passato presente e futuro, procedere verso la spontaneità del momento presente presidiata da Kairos, per puntare oltre, ad Aion, alla sua dimensione di eterno presente in un profondo stato gioioso dell’essere. Umberto Galimberti ci invita a riflettere sul concetto di tempo e di come da esso riusciamo a dare senso alla nostra esistenza.

I Greci, ci rammenta il filosofo, avevano una parola per definire il tempo opportuno, il tempo debito, il tempo dove la parola s’incontra con l’ascolto senza fraintendimento in quella giusta coincidenza, che la qualità della frequentazione rende possibile e che conduce alla scoperta dell’irripetibilità dell’individuo come intersezione di piani spazio-temporali imprevedibili, nonché al senso di un accadere infondato, rivelato dal caso e intuibile nell’istante, tempo debito o ritaglio temporale che ci viene offerto in dono, e dove la nostra quotidiana esperienza può trovare un’occasione per tornare a manifestarsi. Kairos, tempo di Dio.

Noi conosciamo bene il concetto di empatia, ovvero la capacità di intendere l’altro al di là della comunicazione esplicita. Perché ciò accada abbiamo la necessità di prendere la “giusta distanza”. Ma l’empatia mette in gioco lo spazio e il tempo, quindi vuol dire anche “giusto tempo”. Il saggio ci ricorda, che dove è in gioco il dolore, ma anche l’amore, ciò che conta non è la verità, ma il tempo della sua comunicazione, che non deve essere né anticipato né ritardato.

Kairos quindi possiede una natura qualitativa, è “un tempo nel mezzo”, un momento di un periodo di tempo indeterminato, nel quale, con sincronicità, qualcosa di speciale accade.

Galimberti ci sprona a porre molta attenzione, in quanto Kairos è difficile da afferrare nella pratica e da comprendere nella teoria. Infatti sfugge costantemente alle definizioni, in quanto si trova sempre al centro di due concetti: l’azione ed il tempo; la competenza e la possibilità; il generale e l’individuale. Questa indeterminazione è legata al suo potere di decisione.

Per comprenderlo ed afferrarlo si deve uscire dalla modalità automatica con la quale, il più delle volte, viviamo. Infatti questa meccanicità psicologica, ci consegna a reazioni automatiche, a rigidità mentale, alla scialba affettività, al tempo sequenziale, alla cronologia ordinaria, a disposizione rigida, razionale. Questo ci rassegna all’assenza di novità, in quanto gli automatismi tolgono creatività, favorendo l’uso del pensiero convergente su quello divergente. Insomma per afferrarlo e comprenderlo si deve saper osare.

Se si saprà osare, uscendo dal proprio confortevole recinto, ri-acquisire la capacità di esplorazione, potremo scoprire la bellezza che ci circonda, la meraviglia delle piccole cose e scorgere in esse lo straordinario. Iniziare a vedere le cose con occhi nuovi, con lucidità e creatività forse mai conosciute. Si riuscirà a mettere insieme i pezzi della propria vita, intravedendone il filo conduttore, dando pieno significato a tutte quelle azioni che per anni avevamo ripetuto automaticamente, comprendendo che le circostanze vissute si sono verificate per un preciso scopo, che le coincidenze sono legate da sottili relazioni che intessono la trama della vita.

Questo atteggiamento ci permetterà un reale cambiamento. Si inizierà a mettere in dubbio tutto il vecchio sistema di pensieri, si rinnoverà sempre più, si cambieranno le vecchie abitudini, s’intraprenderanno percorsi alternativi. Questo ci farà ritrovare una forza misteriosa e affascinante, un vibrante e intenso richiamo verso qualcosa che sfugge ai sensi. Si abbandoneranno le zavorre, il pesante sacco pieno di costrutti, a volte di macerie e aspettative disattese, per abbandonarsi alla spontaneità e alla pienezza del momento presente (qui e ora).

“Kairos il tempo opportuno, quello che fa di un istante un’eternità, quello che pone la giusta distanza per impedire all’amore di travolgere e all’indifferenza di raggelare”

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Fondatore di Per Formare - Agenzia per il lavoro e la formazione. Da pedagogista del lavoro interviene come facilitatore del cambiamento che caratterizza il mondo del lavoro nelle sue forme, paradigmi, contenuti, significati, valori e su come è in grado di influenzare e modificare le scelte, le progettualità, il carattere e l’identità delle persone che vi agiscono. Imprenditore per curiosità e non per caso. A 27 anni ha costituito insieme a due amici universitari la sua prima attività d’impresa.

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