Educhiamo al sorriso e al rispetto

umorismo

Ho firmato qualche giorno addietro la petizione: la voce degli uomini, contro la violenza sulle donne, perché il silenzio rende complici. Abbiamo noi uomini il dovere di gridare NO alle violenze sulle donne, ma allo stesso tempo è necessario interrogarsi tutti su cosa sta succedendo nella nostra società, tra noi dunque.

Approfitto di questo spazio dedicato alla formazione, per riflettere su come agire quando si ha la responsabilità di educare.

Due domande, due semplici risposte.

Cosa può fare un educatore, ovvero chiunque realizzi un’azione educativa e contribuisca alla crescita di una persona?

Mi viene da rispondere, facendo leva al buon senso di un genitore che ha cresciuto due figli maschi, che per prima cosa è necessario dare il giusto esempio da seguire, che come sempre è il modo migliore e più efficace per educare. Le parole non bastano, addirittura a volte possono risultare vuote, se un solo piccolo gesto di disconferma può cancellarle.

E poi che altro fare?

Mi sentirei di suggerire di usare massicce dosi di umorismo e autoironia. Infatti tutti sappiamo che un sano umorismo favorisce la salute psico-fisica sia a livello affettivo, che a livello cognitivo.

A livello affettivo agisce sulle dinamiche relazionali e sull’equilibrio affettivo, elementi che permettono, ad esempio, di sdrammatizzare tensioni e conflitti, di ridurre frustrazioni e aggressività, di allenare alla serenità e distensione, e soprattutto di divenire fonte di piacere e gioia interiore. A livello cognitivo questo atteggiamento permette lo sviluppo della creatività, dell’agilità mentale e del senso critico.

Entrambe i livelli conferiscono la capacità di adattamento critico che permette di star bene con se stessi, con gli altri, col mondo. Vi pare poco?

Il gioco, la risata e il divertimento devono essere valorizzati come strumenti educativi efficaci, come occasioni per far leva sulla crescita e come meccanismi di cura della vita emotiva. Tuttavia l’umorismo per essere risorsa educativa, come ci ricordano i maggiori pedagogisti, ha necessità di unire riflessione e sentimento, sottigliezza e competenza, fatica e leggerezza. Solo in tal modo può aiutare ad attivare la consapevolezza di sé, facilitando nello stesso tempo incontro e condivisione con l’altro.

Insomma dobbiamo ritornare ad educare, in modo più deciso, l’anima. Questo presuppone pensare di più, sottoporre le proprie idee ad un’analisi, per trovarsi in compagnia del proprio demone (così come ci indica Platone nella Repubblica), anziché agire d’impulso ed evitare di essere spinti in tutte le direzioni dai sentimenti e rimanere in balia degli stessi.

La riflessione è rivolta, in particolare, a chi ricopre compiti da educatore, in qualsiasi luogo eserciti questo alto e difficile compito, ma sia ben chiaro nessuno si può chiamare fuori, visto che siamo coinvolti in una vera e propria  “guerra” e per accorgersene basta leggere i bollettini, che oramai da molto tempo, da troppo tempo, aggiornano il macabro numero delle vittime. Chiunque deve farsi agente parlando, discutendo, cercando di far emergere comportamenti, a volte, al limite dell’omertà se non della complicità, per fare cultura su un tema che coinvolge tutti noi, il nostro vivere comune, la nostra civiltà e dignità di popolo. E’ necessaria questa pratica, oggi più che mai, visto che siamo sbattuti qua e là in un turbinio di attività e relazioni, oggi che abbiamo accettato l’idea di utilizzare un linguaggio sempre più povero, quasi abdicando al pensiero. Non possiamo accettare semplicemente l’opinione popolare, con indifferenza. Per questo è ancora più importante, non rimanere anestetizzati dall’assuefazione a eventi del genere, ma mantenere intatta la capacità di non rimanere indifferenti, di indignarsi semmai.

 

 “Non sarà il dèmone a scegliere voi, ma voi il dèmone […].

La virtù non ha padroni; quanto più ciascuno di voi la

onora, tanto più ne avrà; quanto meno la onora, tanto

meno ne avrà. La responsabilità, pertanto, è

di chi sceglie. Il dio non ne ha colpa”.

Platone

 

 

“L’umorismo è un’affermazione di dignità,

una dichiarazione della superiorità dell’uomo su tutto ciò che gli accade”.

Romain Gary – La vita davanti a sé

 

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Fondatore di Per Formare - Agenzia per il lavoro e la formazione. Da pedagogista del lavoro interviene come facilitatore del cambiamento che caratterizza il mondo del lavoro nelle sue forme, paradigmi, contenuti, significati, valori e su come è in grado di influenzare e modificare le scelte, le progettualità, il carattere e l’identità delle persone che vi agiscono. Imprenditore per curiosità e non per caso. A 27 anni ha costituito insieme a due amici universitari la sua prima attività d’impresa.

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