TRA PASSATO E INNOVAZIONE CHI SCIOGLIERA’ LA COMPLESSITA’ DEL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO?

“Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”

Henry Ford

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Lo spunto per questo articolo nasce dal recente e sempre più presente dibattito sulla scuola in concomitanza  con un mese, quello di maggio, che l’ha vista protagonista con il famoso concorsone che ha messo alla prova docenti e aspiranti tali.

Le riforme che hanno interessato il mondo della scuola hanno messo in luce, almeno nella mia personalissima opinione, l’esigenza di un nuovo modello. La scuola sembra farsi “azienda” nella quale il sapere aspira ad essere veicolato in forme differenti al fine di concorrere alla formazione di un cittadino – lavoratore con una maggiore coscienza di sé e del suo potenziale. Guardandola da questo punto di vista l’istituzione di un tempo si avvia a preparare il terreno per un’istituzione del saper fare e del saper essere svincolato da una didattica frontale, diventando pietra miliare per lo sviluppo di una coscienza critica e professionale e di un “intelligenza emotiva”.

Reminiscenze scolastiche mi riportano a pedagogisti, filosofi che con grande lungimiranza hanno fatto di questi due “saperi” il cardine della propria riflessione. La storia ci insegna che tutto può avere un ciclo, e che determinati aspetti storico – culturali  “a volte ritornano”.

Un’azienda, quindi, totalmente privata no ma parastatale dove il dirigente scolastico potrebbe essere visto come l’AD che garantisce policy, formazione e integrità del personale.

Aggiungerei un’azienda parastatale a rete nella quale i docenti svolgono un’azione manageriale in grado di accogliere le sfide di una realtà nella quale la rete funge da supporto per la gestione della complessità di un microsistema che si fa flessibile per adattarsi a un sistema in continua evoluzione.

Di conseguenza all’interno di questo contesto gli attori sociali standard rimangono gli stessi nella forma e nella nomenclatura ma cambiano nei contenuti che diventano più professionalizzanti e vanno verso la delineazione di nuove figure professionali.

Il docente si fa formatore capace di alimentare e gestire un contesto ad alto potenziale con forte spirito di adattamento, di individuare le dinamiche più interessanti, confrontarsi con le stesse trasmettendo un metodo, caposaldo di quel sapere critico che dà al discente gli strumenti per essere in grado di orientarsi nel mondo sociale e professionale.

A questo punto mi sembra plausibile domandarsi se il sistema reticolare oltre agli attori definiti standard, ma innovati nella professionalità, potrebbe avere bisogno di altre figure professionali, utili a supportare e alimentare la rete stessa. Se sì come potrebbero inserirsi nel mondo dell’istruzione?

Per non lasciarvi troppo con il fiato sospeso vi svelo subito la risposta: secondo me sì.

In primis perché una rete viene valorizzata dalle qualità di più attori che possono essere sociali, territoriali e professionali.

In secondo luogo perché è impensabile che le numerose sfide che la “nuova scuola” propone possono essere sostenute da un’unica figura: il docente!

A questo punto apro una breve parentesi per sintetizzare quanto mi è saltato all’occhio nella lettura degli sviluppi legislativi che hanno interessato l’ecosistema scuola. Dagli anni novanta in poi le svolte legislative hanno parlato attraverso i termini di interdisciplinarità, interculturalità e promozione della diversità intessendo un dialogo che ambisce a confrontarsi con il mondo esterno valorizzandone determinate cb2dinamiche per promuovere lo sviluppo della diversità, intesa anche come specialità e valorizzazione del singolo, per attenuare il conflitto culturale e la discontinuità tra cicli, orientandosi verso un approccio metodologico disciplinare tecnologico, una didattica del confronto, collaborativa e laboratoriale.

 

Tutto molto bello e interessante ma come si può pensare che il docente possa gestire da solo questa mole di elementi, non ne perderebbe la didattica intesa come erogazione di informazioni per la formazione? Per quanto possa essere interessante e fondamentale accogliere tutti questi stimoli, secondo me, non si può tralasciare uno degli aspetti fondamentali dell’istituzione. La formazione è fatta anche di sapere da trasmettere, di nozioni che devono essere apprese. È giusto che cambino le modalità di trasmissione e di confronto ma è altrettanto giusto che non si perda di vista questo elemento.

Quindi è necessario trovare il giusto compromesso per fare di quello educativo un ecosistema completo dove la pluralità delle esperienze nasce da una base per svilupparsi poi su confronto metodologico e professionale. Da quella base il sapere si strutturerà per mezzo dell’esperienza progettuale intesa come esplorazione guidata in grado di trasmettere il sapere.

Che posto avrà il docente in questo panorama variegato?

In questo panorama variegato affiderei al docente un ruolo nevralgico. Il docente nel suo ruolo manageriale sarà chiamato a partecipare all’individuazione degli strumenti più efficaci della didattica, stilare, confrontandosi con i colleghi, un piano didattico idoneo allo sviluppo di personalità e potenzialità, dovrà, inoltre, essere chiamato a individuare gli altri attori che lo aiuteranno a gestire la complessità del microsistema facendosi parte attiva nella strutturazione della rete.

Entrerà, successivamente, in classe con il suo bagaglio di competenze e conoscenze facendosi apripista nella trasmissione di quel sapere di cui parlavamo interfacciandosi con gli altri attori della rete che insieme a lui svilupperanno da un lato la didattica progettuale dall’altro avranno il compito di portare avanti all’interno del contesto classe il loro ruolo professionale (gestione dei conflitti, individuazione potenziale professionale, individuazione personalità, sviluppo di progetti interculturali, attenzione alle singole problematiche,  strutturare rapporto con gli enti territoriali). Il docente potrebbe essere supportato da delle figure consulenziali e/o di potenziamento della materia. Il famoso personale di potenziamento introdotto con le ultime normative potrebbe ambire a svolgere il ruolo di spalla nelle attività di docenti già di ruolo formandosi a sua volta in maniera continuativa sul campo.

Rivisitare sì la figura del docente ma nello stesso tempo rivedere e ottimizzare le procedure formative e di specializzazione alla base di quello che sarà il suo percorso professionale affinché il futuro docente possa avere gli strumenti e il linguaggio utile per inserirsi nel nuovo panorama.  In un sistema inoltre che vuole essere innovativo oltre alla specializzazione continua sarà necessario pensare anche ai tempi intercorrenti tra chiusura del ciclo formativo e ingresso nella realtà scolastica.

Nell’orbita del mondo scolastico già gravitano delle figure a cui è affidato il ruolo di coadiuvare il docente nella sua progettualità, penso solo che si debba procedere verso un inserimento sistematico delle stesse nella rete organizzandone e scandendone l’attività. In maniera tale che il lavoro di psicologi, sociologi, orientatori divenga un’attività sostanziale nella didattica.

Prima di arrivare alle battute conclusive vorrei riportare l’attenzione su un aspetto che vedo fondamentale all’interno di ogni percorso: l’ORIENTAMENTO. Una parola e un’attività di grande rilievo. Orientare nel mio immaginario si è sempre delineato come un percorso di crescita, una guida che ambisce alla consapevolezza di una scelta in base alle proprie potenzialità alla propria intelligenza emotiva. Ne consegue l’importanza che deriva da un suo collocamento strutturato all’interno di tutti i gradi di istruzione. A tal proposito rimando l’attenzione all’ OPEN SUMMIT 2016 che si terrà il 13 e 14 ottobre:

http://www.sorprendo.it/orientare-professioni/eventi/135-open-summit-2016-conferenza-nazionale-orientamento-camerino

consapevole che con questo articolo non si è reso onore al complesso mondo della scuola concludo con questo video che riproporrà qualcosa di già visto in rete ma sicuramente coerente con il discorso portato avanti:

Ringrazio, per aver collaborato a darmi sguardo dall’interno:

Stefania Aiello – Psicologa e Psicoterapeuta con esperienza nella strutturazione di progetti scolastici.

Valentina Antenucci – docente di Matematica

 

 

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“Non smettere mai d'imparare e fa’ in modo di accrescere sempre ciò che sai: raramente la saggezza è frutto solo della vecchiaia.”  
Cicerone  

Marianna Antenucci, 32 anni, da qualche anno nell’ambito delle risorse umane prima come selezionatrice successivamente ho modo di affiancare alla selezione, la gestione e l’amministrazione del personale. Arrivo al mondo HR dopo un percorso in ambito umanistico e seguito di un corso di alta formazione per operatori nei servizi per l’orientamento e per l’impiego. Amo il dialogo e il confronto cercando di trovare, quotidianamente, attraverso il mio lavoro nuovi spazi di conoscenza e apertura.

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