Il tempo e la pazienza ovvero “festina lente” !
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- Scritto da Maurizio Piccinetti
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Festina lente. Il tempo ormai domina la nostra vita, l’ossessione al controllo e all’uso del tempo ci consuma, ci costringe a volte ad agire all’istante per raggiungere i nostri obiettivi, perché no, anche utilizzando qualsiasi mezzo (il richiamo al pensiero di Machiavelli è inevitabile).
Al contrario la pazienza, minimizza ansie da controllo visto che non necessita di nessuna fretta, ci consiglia di raggiungere gli obiettivi con ponderatezza visto che molti, tra l’altro, non possono essere raggiunti all’istante.
Come risolvere questo dilemma?
Cosimo de’ Medici fece sua la locuzione “festina lente” ovvero “affrettati piano” attribuita all’imperatore Augusto, che a sua volta l’aveva ripresa da un motto greco. La scritta è stata ritrovata incisa su delle monete romane che raffiguravano l’immagine del delfino e dell’ancora intrecciati tra loro.
Il contraddittorio palese tra l’affrettarsi e la lentezza viene quindi anche richiamato simbolicamente: il delfino richiama alla sveltezza, mentre l’ancora riconvoca il fermarsi, l’ancorarsi appunto a qualche cosa di concreto.
Per simboleggiare l’apparente paradosso tra i due termini, Cosimo de’ Medici scelse la tartaruga e la vela spiegata, facendone l’emblema della sua flotta, come monito di ponderazione delle imprese perché queste avessero successo.
Oggi il nostro modello culturale, organizzativo e manageriale ci chiede il più delle volte di operare in fretta, ma come recita l’adagio popolare, la fretta è nemica del bene. Quanto può durare nel tempo quello che è efficace nel breve periodo?
La fretta toglie tempo e spazio alla sperimentazione graduale. Nuoce ai livelli di pensiero più profondi, capaci di esplorare altre possibilità meno palesi in un primo momento, eliminando sul nascere la possibilità di scoprire percorsi alternativi.
È pur vero che il peculiare know-how maturato nel tempo, consente alle persone di agire con immediatezza. Infatti la prontezza all’azione appartiene al patrimonio di esperienze maturate ed elaborate da ogni individuo. Ma per ponderare qualunque decisione è necessario adottare, far proprio, il concetto di know-why più che il know-how. Il sapere perché si agisce, diventa prevalente sulla conoscenza anche se questa è basata sull’esperienza. È necessaria la comprensione profonda delle ragioni alla base di ogni corso d’azione.
Quindi la capacità di ponderare le decisioni, ma l’altrettanta velocità nel metterle in atto diventano oggi capacità risolutive per tutti, in particolare a livello manageriale.
L’ossimoro “velocità e lentezza”, quindi ci indica, fin dai tempi antichi, di agire senza indugi ma con cautela.
“Quando ci si dimentica di rallentare, quando si accelerano cose che non vanno accelerate, c’è sempre un prezzo da pagare”
Carl Honoré