Saper essere, il senso del capitale psicologico

Applicare le belle idee, i buoni propositi alle comuni azioni di tutti i giorni, risulta, a volte, un23_traildireeilfare esercizio tutt’altro che semplice.

Spesso approcciamo quasi senza renderci conto “come” lo facciamo, sia nella vita lavorativa, sia nella sfera di vita privata, ma, per fortuna, qualche volta capita di fare una chiacchierata o scambiare messaggi, che ti permettono di riflettere su ciò che stai facendo.

E così, condividendo con un collega, ma soprattutto un amico, la voglia di realizzare qualcosa che esuli dall’attività professionale, mio son sentito porre questa domanda……..


“Perché facciamo tutto questo?”

Io ho risposto, con il testo di una “chattata” nella quale esprimevo entusiasmo per i risultati raggiunti proprio qua, su Networkelavoro e non solo….

“Perché siamo delle belle teste, pensanti e curiose”

23sapere-saper-fare-saper-essereProprio così, teste ma con le orecchie, per “ascoltare” le esperienze vissute, mentre ti impegni

  • ad accrescere le conoscenze,                                   “sapere
  • e sviluppare le tue capacità,                                       “saper fare

e saper adottare  il giusto ATTEGGIAMENTO                   “SAPER ESSERE

Un atteggiamento incardinato alla proattività, permette di dare un inprinting alle proprie azioni, dare cioè Personalità.

 L’atteggiamento “giusto” verso i problemi, verso i comportamenti degli altri, significa avere CONSAPEVOLEZZA, che è il motore di ogni Cambiamento, di ogni Miglioramento.

Se il nostro saper essere lo esercitiamo incidendo sulle nostre prestazioni come  singoli e di conseguenza, su quelle dell’organizzazione d’appartenenza,  con Determinazione, autoEfficacia, Resilienza, Ottimismo potremmo far crescere un Valore Aggiunto che da molti autori, tra tutti Luthans, è definito Capitale Psicologico, come una della quattro fonti di vantaggio competitivo per l’azienda.


Saper essere è per me lasciare un segno del proprio passaggio, che, come padre, è certamente identificato in mia figlia, ma più in generale come persona è essere innovatore, nel senso di osservare le cose da altri punti di vista, anche fuori dagli schemi, ma che abbiano come filo conduttore: la persona al centro.


 

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Amo relazionarmi, amo gli sport di squadra (in particolar modo, il basket) ed amo le sfide. Sono curioso, ma non ficcanaso, e ciò mi porta a conoscere ed imparare cose nuove, ogni giorno. Recentemente, la curiosità di comprendere gli sviluppi dell’’attuale contesto giuslavoristico, mi ha portato ad ottenere la Laurea in Servizi Giuridici per l’Impresa, facoltà di Giurisprudenza. Questo sono io, dopo poco meno di mezzo secolo di vita, dopo l’essere padre, da circa quindici anni, di una splendida figlia e dopo una ventina di anni di esperienza in diverse direzioni risorse umane. Attualmente, oltre al Coordinamento delle attività Normative del personale, nella Direzione Risorse Umane di Atac SpA, ho il piacere di collaborare con il Centro Studi di AIDP con il quale cerco di sviluppare argomenti di attualità. In particolare, ho sviluppato interesse per il tema del “dialogo” inteso come ponte per mettere in relazioni le diversità, con l’obiettivo di trasformarle in risorse, alleanze, sinergie e ove non fosse possibile, di coesistere con esse. Dialogo, nel senso, soprattutto, di saper ascoltare e a tal proposito mi piace ricordare una frase, tratta da un libro di Don Andrea Gallo :“L’importante è tendere l’orecchio oltre le ristrette mura della nostra angusta cerchia dei soliti noti. Dal DIALOGO con i laici, con gli atei, con gli agnostici, con i credenti di altre religioni non possono che nascere curiosità, rispetto tolleranza e amicizia.” Per il futuro? E’ questo lo spirito con cui mi impegno ad approcciare in ogni azione che mi trovo e mi troverò a compiere.

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