Il coraggio di Stefania: perché si può scegliere di restare.

Qualche settimana fa ho avuto il piacere di partecipare alla giornata conclusiva del Master in Diversity Management della Fondazione Brodolini a Roma e lì ho conosciuto i ragazzi che hanno, con costanza e impegno, concluso il percorso di Project Work. Tra questi ho incontrato Stefania: moretta, solare, con un sorriso coinvolgente e grande dinamismo. Mi racconta della sua tesi e di come sia sempre abituata ad affidarsi al suo istinto per vivere esperienze di studi e di lavoro che la portino a crescere e costruirsi il suo futuro professionale. E’ giovane ma ha avuto importanti esperienze all’estero: Londra, Grecia, USA: un bagaglio di valore per la sua fresca carriera. Le chiedo quindi (immaginandomi già la risposta…) e dove pensi di andare a lavorare ora? … La sua risposta…

“Lo scorso settembre ho conseguito la laurea magistrale in Governance e Sistema Globale (ora denominata Relazioni Internazionali) presso l’Università degli Studi di Cagliari, ma la mia mente era già altrove: due giorni dopo la cerimonia di proclamazione, infatti, ero su un aereo con destinazione Philadelphia dove, grazie a una borsa di studio Globus Placement, avrei svolto un tirocinio di tre mesi presso il Consolato Generale d’Italia. In quel momento, oltre vederla come un’opportunità lavorativa e personale eccezionale, era l’occasione per pensare senza troppe pressioni al mio futuro post-laurea. La parentesi americana è stata l’ultima delle tre esperienze all’estero che ho avuto modo di fare durante la mia carriera universitaria. La prima è stata in Inghilterra, alla Lancaster University, che ho avuto modo di frequentare per un intero anno accademico grazie a una borsa di studio Erasmus; la seconda in Grecia, poco fuori Atene, dove ho svolto un tirocinio presso un’organizzazione internazionale grazie al programma Erasmus Placement. Come tantissimi altri giovani che durante gli studi si interrogano sul proprio futuro post laurea, ho passato periodi di sconforto e preso in considerazione la possibilità di trasferirmi all’estero per cercare un lavoro, lasciandomi alle spalle l’Italia, la quale offre tutt’ora pochissime prospettive occupazionali. I mesi a Lancaster sono stati un persistente termine di paragone con il sistema italiano, il quale non riusciva a reggere il confronto sia per quanto riguarda la gestione del sistema universitario, sia in termini di attitudine verso il futuro. Per questo motivo, mi ero convinta che la Gran Bretagna sarebbe potuta essere una meta ideale per un futuro lavorativo una volta conclusa l’università. L’esperienza in Grecia ha in parte rafforzato l’idea di trasferirmi all’estero dopo la laurea, questa volta non perché la Grecia presentasse prospettive occupazionali più rosee di quelle italiane, ma principalmente a causa del confronto con le esperienze e le idee sul futuro del resto del gruppo dei tirocinanti.

Qualcosa, tuttavia, è cambiato durante il periodo a Philadelphia. Sono arrivata in città nel periodo più caldo delle elezioni presidenziali americane e sono rimasta estremamente colpita dalla partecipazione dei giovani e dalla loro voglia di mettersi in gioco per affermare le proprie idee e i propri progetti. Negli Stati Uniti è necessario registrarsi alle liste elettorali per poter votare e i tanti giovani volontari erano in tutti gli angoli delle strade ad invitare le persone ad iscriversi e andare a votare, sensibilizzandole su determinati temi (primo fra tutti quello del rispetto ambientale), per cercare di portare avanti il cambiamento e le loro idee. Ho iniziato a chiedermi: se loro sono capaci di proporsi come artefici del proprio futuro, perché non dovremmo riuscirci anche noi italiani? Perché non cercare di cambiare ciò che non va dall’interno anziché andar via e rattristarmi per un futuro lontano da casa? Al rientro in Italia, all’inizio di gennaio, avevo tante mezze idee ma fino a quel momento nulla di davvero concreto: vagando su internet tra le mille pagine delle mezze idee, per caso mi sono imbattuta nella pubblicità di un master di specializzazione in Progettazione Europea presso la SIOI (Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale) a Roma, che sarebbe iniziato a fine gennaio. Ho così deciso di buttarmi, rifare le valigie e cercare di specializzarmi in quel campo: l’Unione Europea offre molte possibilità di finanziamento che, se ben sfruttate, possono portare dei cambiamenti positivi in molti settori. Per quanto non sia un settore semplice poiché richiede molta esperienza, mi è sembrato il giusto compromesso tra il “cosa fare da grande” e la voglia di provare a cambiare il paese, e prima ancora, per ragioni biografiche, la Sardegna che avrebbe davvero bisogno della creatività e inventiva dei giovani per riscattarsi dalla situazione di torpore in cui è da anni. Se non ci pensiamo noi giovani a rilanciare il nostro futuro, non ci penserà nessun altro.”

…grazie Stefania!

Stefania Salaris ha 27 anni e viene da Cagliari. Si è laureata in Governance e Sistema Globale presso l’Università degli Studi di Cagliari a settembre 2016. Lo scorso marzo ha conseguito il Master di Specializzazione in Progettazione Europea e Internazionalizzazione delle Imprese presso la SIOI – Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale e recentemente ha partecipato alla VI edizione del Master in Diversity Management e Gender Equality presso la Fondazione Giacomo Brodolini. Attualmente è tirocinante presso la Fondazione Giacomo Brodolini.

 

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Il giorno successivo alla mia laurea in giurisprudenza sapevo già che lavoro avrei “dovuto” fare: lavorare con e per le “Persone”. Lo sentivo forte e chiaro! Le specializzazioni dei master, la prima esperienza nell’area HR di una grande azienda, il lancio nel nuovo mondo dell’interinale…. Un percorso che si è disegnato giorno dopo giorno! La scoperta del valore della Diversità’ per le organizzazioni e dell’entusiasmo nel crescergli accanto; ma soprattutto seguire i percorsi di crescita delle persone che incontro ogni giorno. Tutto questo mi ha formato verso una professionalità aperta, pronta al confronto e costruttrice di reti di interessi. Perché la donna e la professionista che sono oggi e che sarò domani e frutto anche di tutti gli incontri avuti e che avrò: nella mia storia c’è un grazie ad ognuno di loro!

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