L’opportunità della Consapevolezza

Spesso mi confronto con amici e parenti che mi “raccontano” le numerose serie di Netfix.
Mi capita anche di vederne on line i promo e così farmene un’idea più approfondita.
Io non ho l’abbonamento, come non lo ho ad altri canali a pagamento.
La prima giustificazione per questa mia “latitanza” è senza dubbio la mancanza di tempo: orari di lavoro, impegni familiari, palestra in tarda serata: resta quasi nulla…
Per guardare qualche film o programma culturale o giornalistico mi resta la tarda serata e spesso purtroppo— ci sonnecchio anche un po’ davanti esausta (sarò l’unica??!).
La seconda giustificazione è però la più sincera: odio i legami e le dipendenze da video. Amo e seguo qualche serie televisiva (Dottor House, Grey’s Anatomy, e poche altre) ma il rapporto con tali esperienze deve essere per me “occasionale”, cioè se la incrocio facendo zapping sul video e mi trovo seduta sul divano (in questo è occasionale) mi fermo scientemente e con piacere me lo gusto. Ma non è pensabile che costruisca la mia giornata sulla base della proiezione della mia serie preferita. Proprio non riesco. Un senso di limite -che mi metterei peraltro da sola – mi assale a cui non riesco ad adattarmi.
Vedo quello a cui dovrei rinunciare e scelgo io.
Vedo molti giovani passare pomeriggi interi davanti agli smartphone guardando tali programmi -e non solo i giovani- e mi chiedo: “ma uscire e andarsela a fare l’esperienza di vita invece di guardarla da uno schermo di pochi centimetri?”
Qual’è la differenza? La consapevolezza!
Esser cresciuti in una dimensione relazionale dove il confronto reale con l’altro ci insegnava a misurarci nei sentimenti, nelle paure, nei limiti, nei sogni ci ha permesso di metabolizzare tutto in consapevolezza: riusciamo così a valutare e soprattutto scegliere come interfacciarci con la tecnologia e gli strumenti di servizio.
La serenità di non guardare sempre il cellulare o silenziarlo,
La licenza di non rispondere, a volte, magari mandando un messaggio che ci rimanda a dopo,
Guardare i gruppi Whatsapp solo a fine giornata, regalandosi un risata quando siamo in relax,
Usare i Social nel lavoro ma filtrando i contenuti personali che veramente sentiamo di valore.

Difficile trasmettere il senso di tali scelte ai nativi digitali: loro sono nati immersi in Giga veloci e connessione diffusa; credo però che -non fosse altro per una sovraesposizione o mega abbuffata – prima o poi arriva anche a loro… la Consapevolezza.
Solo che dovranno fare il ciclo al contrario: curiosità, paura, eccitazione, contatto, limite.

E’ naturale che tale percorso vale tanto per la vita personale quanto per l’attività professionale: proprio per questo coinvolgere i giovani su esperienze di creatività ed empatia permette di indicare una strada, delle soluzioni, degli strumenti che tutti abbiamo e che ci consolidano per i percorsi della vita.

Potremo così entrare e uscire dalle tecnologie, dai social, dalle serie video, ogni volta che lo vorremo con la certezza di non perderci ne’ perdere e crescere.

In Consapevolezza.

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Il giorno successivo alla mia laurea in giurisprudenza sapevo già che lavoro avrei “dovuto” fare: lavorare con e per le “Persone”. Lo sentivo forte e chiaro! Le specializzazioni dei master, la prima esperienza nell’area HR di una grande azienda, il lancio nel nuovo mondo dell’interinale…. Un percorso che si è disegnato giorno dopo giorno! La scoperta del valore della Diversità’ per le organizzazioni e dell’entusiasmo nel crescergli accanto; ma soprattutto seguire i percorsi di crescita delle persone che incontro ogni giorno. Tutto questo mi ha formato verso una professionalità aperta, pronta al confronto e costruttrice di reti di interessi. Perché la donna e la professionista che sono oggi e che sarò domani e frutto anche di tutti gli incontri avuti e che avrò: nella mia storia c’è un grazie ad ognuno di loro!

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